In 40 anni sparita la metà degli animali

Living Planet

Living Planet Report 2014 esce con cadenza biennale e fa il punto sullo stato degli ecosistemi naturali del nostro pianeta, aggiornando i dati sulla biodiversità, sul consumo di risorse naturali e sull’impronta ecologica che imprimiamo alla Terra. Una mole importante di dati, prodotta con rigore scientifico da istituzioni e centri di ricerca. Subito colpisce il severo declino della maggior parte delle popolazioni animali monitorate. Oltre 10 mila specie di vertebrati sono state messe sotto osservazione dal 1970 al 2010: in media, il calo è stato del 52 per cento. Un esempio su tutte, la tigre ridotta a 3 mila esemplari. Erano centinaia di migliaia solo un secolo fa.

L’esempio della tigre non è fatto a caso. Perché a pagarla cara sono soprattutto i predatori. Nelle reti alimentari occupano la posizione apicale, hanno specifiche ed elevate esigenze metaboliche, sviluppano raffinati specialismi comportamentali, sono perlopiù di taglia grande e, forzatamente, in numero esiguo. Va da sé che sono le specie che più rapidamente vanno in crisi. E con loro va in crisi la stabilità dell’intero ecosistema: esplosione numerica delle prede, diffusione di malattie, impatto devastante sulla vegetazione. 

È un paradigma dell’ecologia. Il declino di queste specie deriva principalmente dalla forte riduzione, unitamente al degrado, del loro habitat, ma anche dal permanere di antiche, barbare pratiche.
Ma
l’allarme riguarda sia gli ecosistemi acquatici che quelli terrestri. Dati drammatici vengono dagli ambienti tropicali. Del resto è proprio in quelle aree che si concentra una parte importante della biodiversità della Terra. La fascia temperata è stata ampiamente saccheggiata e ora la pressione dell’uomo insiste su nuove aree, incontaminate, alla spasmodica ricerca di risorse. Dal rapporto emerge con chiarezza che per mantenere il livello attuale di consumo che stiamo facendo del pianeta, avremmo bisogno in realtà di una Terra e mezzo.

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