Roots & Roofs (ESC): La storia di Miriam

Tra il 3 e il 16 Maggio del 2023 ho preso parte al progetto Roots & Roofs nel Corpo Europeo di Solidarietà, dell’ Associazione Acarbio, qui a Tramonti sulle alture della Costiera Amalfitana, insieme a ragazzi provenienti dai diversi paesi europei, come Germania, Grecia, Francia, Georgia, Spagna, per citarne alcuni.

Ci siamo totalmente immersi nella natura entrando a contatto con essa e prendendo in considerazione ciò che ci offre: innanzitutto vorrei parlare della location, una casa nel bel mezzo dei castagneti in cui ci ritrovavamo per i pranzi e per organizzare le attività, da poter raggiungere a 10 minuti di cammino dalla strada. Lungo il cammino si attraversavano diversi terreni e man mano che si saliva su ci si introduceva in questo bosco, osservando come la natura e le sue caratteristiche prendevano forma. Al “primo piano” del terrazzamento c’era il luogo dedicato al riposo notturno con diverse tende, dopodichè una scalinata ti conduceva alla casa dall’aspetto imponente. Di fronte ad essa una vasta veduta dei monti che ci circondavano, dalle Chiancolelle fino al Monte Falerzio con la vista della chiesa dell’ Avvocata, e la valle di Tramonti.

Il progetto era incentrato su metodi di costruzione eco-sostenibili, con materiali che Madre Natura Ci offriva. Dopo gli arrivi dei ragazzi, il giorno successivo, ci siamo divisi i compiti e poi in squadre: io ero nella squadra che si occupava di raccogliere e recuperare la legna. Un compito abbastanza faticoso, per chi come me non è allenata: siamo scesi giù, quasi in un vallata e abbiamo trasportato tutti insieme dei grandi tronchi d’ albero di castagno fino a su, quasi arrampicandoci lungo il pendio. Un’ altra squadra si occupava di tagliare pezzi di legno che sarebbero serviti alla costruzione di scalini che sarebbero partiti dalla stradina sterrata, a metà tra la vallata e la cima, fino a su nel terreno in cui sarebbe iniziata la costruzione. La terza squadra si occupava di scavare nel terreno per preparare le fondamenta che avrebbero accolto la costruzione.

Nei gironi successivi, con l’ uso di un macete, ci siamo occupati di togliere la corteccia agli alberi che avevamo trasportato su; dopodichè questi ultimi venivano isolati con della gomma liquida e posizionati nella diga, con un albero maestro centrale e i restanti circolarmente. A seguire abbiamo posizionato delle canne tra questi alberi per creare una sorta di “copertura”. È stato un lavoro duro ma ciò non ci ha evitato di condividere momenti divertenti, di scambio culturale, e di stringere nuove conoscenze.

Una lezione imparata? 

In conclusione, consiglio di partecipare a queste iniziative per ampliare le esperienze personali, di lavoro di gruppo e di scambi culturali per farsi di essere sempre aperti ad accogliere nuove avventure!

 

Autrice: Miriam, volontaria

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